La storia
Note storiche a cura di Silvia Gramigna Dian-
Le Origini
La tradizione vuole che l’origine della Scuola di San Teodoro sia antichissima, intorno all’ VIII secolo, quando in una chiesetta dove oggi sorge la Basilica di San Marco veniva costituita una piccola confraternita intitolata al santo ed esso veniva assunto dalla città quale patrono. Nell’828, la Serenissima, con la politica del distacco dalla sfera d’influenza bizantina, al Nostro sostituì san Marco il cui corpo era stato in quell’anno traslato in Venezia da Alessandria d’Egitto. La nostra confraternita veniva così sciolta. Risale al 1° Marzo 1258 l’evento che segnò la ricostituzione del sodalizio presso i padri agostiniani di San Salvador; questi infatti avevano concesso un piccolo ambiente da adibire a sede per le riunioni, cinque sepolture nel chiostro e un altare in chiesa consacrato al santo. A fronte i confratelli versavano tre ducati l’anno al convento.
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Le spoglie del santo
Le fonti attestano che nel 1261 vennero traslate in Venezia da Costantinopoli le spoglie di San Teodoro. Tali spoglie furono, con grande solennità, poste in un’urna sull’altare della Scuola nella chiesa di San Salvador ed i confratelli si impegnarono con i frati a decorare ed illuminare la cappella dedicata al loro protettore.
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Il prestigio della Scuola
L’attività della Scuola venne via via sempre più caratterizzandosi per una particolare attenzione e propensione all’assistenzialismo nei confronti dei poveri. Questa specificità fece sì che, nel corso degli anni, vi si iscrivesse un notevolissimo numero di persone, alcune anche molto influenti, a tal punto che la confraternita andò acquisendo una nuova posizione in città. Il prestigio aumentò quando nel 1434 Papa Eugenio IV concesse sette anni di indulgenza a quanti si fossero recati a pregare presso l’altare di San Teodoro, e ancor più quando, nel 1448, un altro Papa, Nicolò V, confermò l’indulgenza per chi visitava la cappella il 6 agosto, giorno del S.S. Salvatore e il 9 novembre, giorno di San Teodoro. Due anni dopo, il 12 ottobre 1450, il Senato riconobbe nuovamente San Teodoro quale patrono di Venezia, unitamente a San Marco, decretando festa di precetto il giorno della sua ricorrenza. Nel 1552 la Scuola venne innalzata alla dignità di Grande.
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Vicende della Scuola
La maggior parte dei confratelli era costituita da mercanti ed artigiani e tale composizione degli iscritti rimase inalterata per tutto il lungo corso della sua storia. In origine l’attività caritatevole della Scuola si esplicava nell’offrire nei giorni festivi la minestra ai poveri. Erano i confratelli stessi che si occupavano di preparare personalmente tale cibo. Nei primi anni del ‘500 nella chiesa di San Salvador ai Padri Agostiniani successero i Canonici Regolari, i quali decisero di allargare e modificare la loro chiesa, il cui progetto, affidato a Jacopo Sansovino, comportò l’espansione verso il campo e la demolizione dell’altare della Scuola. Il corpo del Santo fu custodito, per l’occasione, in sagrestia. Il provvedimento avrebbe dovuto essere temporaneo ma, una volta finiti i lavori, i padri si rifiutarono di restituire la piccola sede, l’altare in chiesa e il corpo del Santo. Dopo un lungo contenzioso, finalmente, nel 1574 si ebbe la riconsegna ufficiale dell’altare in chiesa e della venerata reliquia. Si trattava, non di quello attuale (a destra dell’altare maggiore), bensì di quello a sinistra di proprietà della famiglia Gritti.
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La nuova sede
In seguito alle continue liti circa la sede e l’altare con i padri di San Salvador, i confratelli stabilirono di costruire un edificio nuovo, tutto di proprietà della Scuola, ove riunirsi e operare gli atti di carità verso i poveri. Il denaro per l’acquisto di un terreno e di uno stabile venne reperito tra i consociati e si procedette alla posa della prima pietra nel 1580. La sede, eseguita su progetto di Simone Sorella, misurava circa m.7 X14, più piccola quindi di quella attuale, ed era orientata diversamente rispetto a quella odierna: la facciata non era sul campo, bensì sul rio. Alla fine del 1581 l’edificio era ultimato e, nell’occasione della festività di San Teodoro, il 9 novembre, le fonti ricordano che vi furono ospitati i rappresentanti illustri delle altre Scuole Grandi. Risalgono a questa data (1580) due bassorilievi raffiguranti San Teodoro che uccide il drago, visibili ancora oggi nello spigolo prospiciente il rio, opera di Battista Tagliapietra, che recano inciso il nome di Giuseppe Negroni, allora Guardian Grando della Scuola.
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Ampliamento della sede
La nuova sede era però ancora angusta rispetto alle esigenze di prestigio sociale richieste dall’importanza acquisita negli anni dalla Scuola, sicché ben presto i confratelli cominciarono nuovamente a raccogliere fondi per ingrandirla ed abbellirla. Fu così che pian piano si acquistarono case e botteghe nelle immediate vicinanze della piccola sede. Finalmente, nel 1608, fu possibile procedere al progetto di ampliamento e fu nominato “Proto alla Fabrica” Tommaso Contin, un architetto svizzero di origine, ma veneziano di adozione. Il progetto che questi presentò ai confratelli è andato purtroppo perduto; tuttavia le fonti attestano che per realizzare l’opera il Contin dovette far abbattere sette casette e varie botteghe. L’architetto aveva previsto di far abbattere anche tutte le botteghe, già acquistate dalla Scuola, in calle del Lovo, ma, i confratelli bocciarono l’idea per non dover rinunciare al buon introito che dall’affitto di queste si ricavava. Fu così deciso che il salone a pianterreno fosse più piccolo di quello al primo piano. Il progetto cambiò completamente l’aspetto dell’edificio invertendo l’asse della precedente costruzione che ora aveva la monumentale facciata rivolta verso il campo. Le entrate della Scuola, per quanto cospicue, non furono sufficienti a coprire le ingenti spese per la costruzione del nuovo stabile, tanto che si dovette ricorrere all’aiuto della Scuola di San Rocco con un prestito di 4000 ducati, importo restituito solo molti anni dopo, nel 1635. Nonostante il prestito e gli sforzi dei confratelli, mancavano ancora da eseguire le facciate con le relative sculture e lo scalone per accedere dal pianterreno al primo piano.
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Completamento dei lavori della sede
Nel 1649 morì un facoltoso confratello, il commerciante Giacomo Galli, il quale lasciò una cospicua somma alla confraternita allo scopo di poter completare i lavori. Fu così che venne nominato l’architetto Antonio Sardi che, come già il Contin, apparteneva alla schiera degli architetti ticinesi operanti in quegli anni a Venezia. Nell’esecuzione dei lavori, l’architetto fu coadiuvato da Baldassarre Longhena e dal figlio del Sardi, Giuseppe. Il complesso delle facciate, pur restando sostanzialmente legato a schemi cinquecenteschi, partecipa del nuovo gusto barocco che in quegli anni Baldassarre Longhena stava diffondendo a Venezia e viene a legarsi organicamente con la posteriore facciata della chiesa di San Salvador, realizzata anch’essa su progetto di A. Sardi. Le sculture, in pietra di Vicenza, a coronamento della facciata principale sono opera di Bernardo Falconi, 1657. E’ da ascriversi sempre al Sardi anche l’imponente scalone, realizzato nel 1661, che collega la sala terrena con quella capitolare al primo piano. Morto Antonio Sardi, il figlio Giuseppe progettò un fastoso portone d’accesso alla sala capitolare. Oggi rimangono due splendidi bassorilievi raffiguranti San Marco e San Teodoro, opera di Carlo Mazzocchi. Baldassarre Longhena diresse l’esecuzione della facciata verso calle del Lovo, opera che portò a termine riuscendo ad armonizzare l’ultima facciata con le altre, già eseguite. Nel 1692 si possono considerare conclusi gli interventi che videro la Scuola impegnata nella realizzazione di un edificio che ancor oggi risulta tra i più significativi per tipologia e raffinatezza.
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Vita sociale della confraternita
La vita della Scuola era scandita da attività di tipo assistenziale, da riunioni, da funzioni religiose, e non ultimo dalla partecipazione alle più importanti tra le numerose processioni che si tenevano in Venezia ai tempi della Serenissima. La partecipazione alle processioni, obbligatoria per tutti i confratelli, comportava spese ingenti che venivano equamente ripartite tra i principali esponenti del governo del sodalizio. In queste occasioni venivano esibiti molti oggetti di valore, facenti parte del tesoro della confraternita, che, secondo l’inventario degli argenti redatto nel 1787, comprendeva una quantità di oggetti preziosi per un peso complessivo equivalente a 7568 once (214,55 Kg.). La Scuola partecipava alle processioni con i confratelli vestiti in cappe bianche con candelotti accesi, a volte finemente miniati, preceduti da cinque suonatori e quattro cantori. Sfilavano il Guardian Grando, il Vicario, i dodici Bancali, seguiti dal folto numero dei confratelli; il primo portava un abito color crema con le maniche alla ducale, il vicario indossava una tunica rossa, mentre tutti gli altri avevano la tunica bianca con, ricamato sul braccio, il simbolo della Scuola. L’attrazione di maggiore spicco era costituita dai due soleri, carri d’argento, l’uno costruito su disegno di Jacopo Sansovino recante una statua raffigurante San Teodoro con il drago, l’altro su disegno di G. Carlo Zucchi, con una reliquia di Santa Sabina. Tali carri avevano la funzione di chiamare a raccolta molta gente, stimolandone la fantasia. Dal 1537 la confraternita stabilì di istituire altri due carri che, alla vigilia della festa di San Teodoro, percorressero le calli da San Marco a Rialto con trombe e pifferi per richiamare l’attenzione della gente sulla funzione religiosa che si sarebbe celebrata il giorno seguente nella chiesa di San Salvador. Alcune volte si fecero pure carri viventi con un confratello vestito da San Teodoro con il drago e un fanciullo vestito da angelo. Nelle processioni i poveri beneficiati dai confratelli sfilavano accanto ai loro benefattori.
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Soppressione della Scuola
La confraternita giunse alle soglie del XIX secolo ancora ricca, attiva e operante nel tessuto sociale della città. Purtroppo i noti eventi legati alla caduta della Serenissima Repubblica non risparmiarono questa benemerita istituzione che vide in quei tristi giorni la sua soppressione e quasi tutti i magnifici arredi d’argento, che erano opera di raffinati artigiani, fusi alla zecca di Milano per ordine del governo napoleonico. A testimonianza di tanto splendore rimane la preziosa croce astile d’ argento e cristallo di rocca (XV secolo) che figura presso le Gallerie dell’Accademia e pochi altri oggetti. Dipinti, sculture, altari ed arredi sono in parte perduti, in parte dispersi e/o recentemente identificati in collezioni varie. La sede fu adibita a luogo di riunioni politiche, poi a deposito di farine, quindi a ricovero per mendicanti, poi ad archivio politico. Dal 1821 fino al 1837 la sede fu data in affitto ad un libraio e successivamente ad un antiquario. Intorno al 1840 l’immobile fu dal demanio venduto ad un nobile veneziano, fu poi dato in affitto come negozio/deposito di mobili al primo piano e come cinema al pianterreno.
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Ricostituzione della Scuola
La ricostituzione della Scuola Grande di San Teodoro avvenne nel 1960, grazie all’intervento di S.E. il Patriarca Card. Giovanni Urbani e del Prof. Eugenio Bacchion (1899-1976). Quest’ultimo, amareggiato per l’indecoroso uso che veniva fatto dei locali della Scuola (il Salone Capitolare era stato ridotto a deposito di mobili e la Sala Terrena adibita a cinematografo), riuscì ad ottenere, unitamente ad alcuni noti commercianti e artigiani di Venezia e con l’essenziale appoggio di Fiorenzo Fabbi, importante dirigente delle Assicurazioni Generali, i fondi necessari all’acquisizione, grazie ad un munifico gesto della Banca Cattolica del Veneto. Fiorenzo Fabbi fu poi il primo Guardian Grando della rinata Scuola. La Scuola Grande San Teodoro è ora un’associazione pubblica di fedeli, senza fini di lucro. Fu eretta canonicamente dall’autorità ecclesiastica nell’agosto 1960 e costituita civilmente nell’agosto del 1961. Ha ottenuto la personalità giuridica con decreto del Presidente della Repubblica l’11 agosto 1963. Quale Ente ecclesiastico è soggetta alla giurisdizione ordinaria del Patriarca di Venezia. E’ gestita, come in origine, principalmente da commercianti ed artigiani; il suo Consiglio di Cancelleria è composto ancora oggi anche da persone appartenenti a queste categorie. I Confratelli, circa una ottantina, sono commercianti, artigiani, lavoratori autonomi, impiegati o altro, tutti della Diocesi di Venezia per nascita o per residenza. Tra le finalità della Confraternita, c’è in primis quella di alimentare lo spirito cristiano tra i suoi componenti. Le celebrazioni della Confraternita si svolgono nella chiesa di San Salvador e sono un importante momento di aggregazione per gli associati. Vanno ricordati poi: il sostegno dato dai Confratelli a persone della Diocesi gravemente malate o in difficoltà economiche, l’assistenza ad enti benefici con forniture alimentari e materiali, le oblazioni ad istituti religiosi ed a parrocchie per il loro sostentamento e per piccoli lavori di ristrutturazione, l’istituzione di borse di studio a favore di studenti meritevoli, la promozione di manifestazioni culturali principalmente rivolte al mondo dei giovani In particolare, dopo aver organizzato per più anni un premio e relativi incontri con gli alunni delle classi quarte delle scuole elementari cittadine con lo scopo di far loro conoscere la cultura e le tradizioni veneziane, attualmente sono interessati gli studenti della classe prima media del centro storico e isole. Fedele alle parole pronunciate dal Patriarca Urbani in occasione della rinascita della Scuola: “conservare i monumenti è un dovere, renderli funzionali in relazione alle nuove esigenze è un impegno cui nessuno può sottrarsi”, la Scuola, utilizzando i proventi derivati dall’uso da parte di terzi dei locali della propria sede (principalmente concerti di musica classica rivolti ad un pubblico “turistico”), ha potuto in questi ultimi anni eseguire importanti opere di ristrutturazione con lo scopo di recuperare e valorizzare l’insigne edificio. Si è provveduto in particolare a renderlo rispondente agli attuali canoni d’uso mediante la messa a norma delle varie strutture, con la costruzione di una moderna scala di sicurezza e con l’adeguamento delle vie d’esodo, in conformità alle norme antincendio, oltre che con l’installazione di un nuovo impianto di riscaldamento e di rilevamento fumi. Il rinnovo delle grandi finestre del Salone Capitolare, con un adeguato impianto di oscuramento, e l’acquisizione di una moderna dotazione multimediale audiovisiva hanno consentito un più ampio uso dei locali per lo svolgimento di importanti eventi e meeting anche internazionali. Il restauro conservativo del tetto ha aperto la strada ad altri interventi finalizzati all’abbellimento e alla conservazione della sede della Scuola, come la ripulitura ed il restauro della monumentale facciata su campo San Salvador (durati un anno) nonché il recupero del pavimento lapideo della Sala Terrena, che ha permesso di donare nuovamente alla città ed ai suoi ospiti un luogo idoneo ad ospitare qualificate mostre d’arte ed esposizioni di artigianato. Inoltre non ci siamo dimenticati del nostro Patrono San Teodoro provvedendo a finanziare il restauro, nella chiesa di San Salvador, della cappella a lui dedicata, dove in un’urna sopra l’altare è deposto il suo corpo. La celebrazione della festa di San Teodoro si svolge appunto in chiesa a San Salvador: codesto è il momento più significativo della vita della nostra Confraternita. Elenco dei Guardiani Grandi dalla ricostituzione della Scuola 1961 Fiorenzo Fabbi 1962 Germano Moretti 1973 Giacomo Mino Benevento 1979 Romano Mazzucco 1985 Giorgio Oniga 1991 Mino Benevento 1995 Giorgio Fantin 2001 Piero Menegazzi 2016 Roberta Di Mambro